Oggi ci mettiamo in marcia e puntiamo verso nord, la nostra meta è l’antica capitale, Gondar. Siamo nella regione di Amhara, dove l’abbondanza di acqua rende fertili i campi coltivati ad orzo, frumento e l’immancabile teff, la cui farina è la base dell’injera il piatto tipico e più apprezzato della cucina etiope.
Ci lasciamo alle spalle i resti del castello di Gorgara che perse il ruolo di capitale nel 1635 quando venne fondata Gondar. La scelta del sito fu guidata da molteplici ragioni.
Innanzitutto lontano dal lago, allora fonte di malaria, con una corona di montagne come protezione e su una collina per vedere meglio all’orizzonte e lasciare la pianura alle coltivazioni e all’allevamento per il sostentamento della popolazione.
Questa la storia, mentre la leggenda narra che il re Fasilide decise di erigere la città nel luogo in cui lo aveva condotto un eremita apparso nelle spoglie di un bufalo.
Qui sulle sponde dello stagno di Angereb nacque Gondar, la città dei castelli racchiusi nel Recinto reale da anni patrimonio dell’Unesco.
La Camelot d’Africa, è circondata da imponenti mura con 12 porte (come gli apostoli) e oltre ai palazzi reali, contiene cisterne per l’acqua, una biblioteca e alcuni magazzini.
Il castello più noto è quello di Fasilide, il fondatore. Immediatamente riconoscibile con le merlature che corrono tra le quattro torri a pianta rotonda e sormontate da cupole, in un miscuglio di stili, arabo, nubiano e barocco portoghese che lo rendono unico e indimenticabile.
La facciata principale presenta due balconate mentre su un lato una grande scalinata permette di accedere all’interno in cui è visitabile solo il primo piano.
L’intero complesso è un luogo di pace. Si possono visitare la sauna che il re Iyasu aveva fatto costruire su consiglio di un medico francese per curarsi dalla dermatite.
Il palazzo di Iyasu aveva ampie sale per i balli e i banchetti, per impressionare gli ospiti con sfarzo e ricchezze e in cui si consumavano vendette e omicidi a base di veleno.
Grandi stanze erano riservate alle dame e alle concubine. Una di loro, Mentewab, madre dell’erede al trono, divenne Reggente e per anni governò il regno dal suo bellissimo palazzo in stile “gondarino” in cui la tradizione architettonica etiope si intreccia in modo armonico con lo stile indiano e portoghese.
Ma le bellezze di Gondar non si limitano ai suoi castelli. Splendida è la chiesa di Debra Berthan Salassie, la Santa Trinità, costruita durante il regno di Iyasu il grande, ricca di pitture ispirate ai testi sacri e con il soffitto decorato con volti di angeli.
Sui tappeti sono sistemati i grandi tamburi da cerimonia. Dipinti e decorati con corde intrecciate, vengono suonati in occasione di messe e processioni. Su uno di loro noto un sistro, l’antico strumento musicale usato dai sacerdoti, che suona grazie a pezzetti di metallo e sonagli, mentre in un angolo sono sistemati i dulla, i bastoni a cui gli uomini si appoggiano durante le cerimonie che nella chiesa ortodossa possono durare per ore e ore.
Altro luogo imperdibile è la piscina di Fasilide, un palazzo eretto su possenti colonne al centro di una grande vasca che viene riempita d’acqua per le celebrazioni del Timkat, l’Epifania copta, la festa liturgica più importante del calendario etiope che celebra il battesimo di Gesù nel fiume Giordano.
Dalla terrazza dell’hotel mi godo il tramonto con il sole che scende dietro le montagne che hanno custodito Gondar per secoli mentre nel cielo decine di rapaci danzano con gli ultimi raggi di sole.
Il viaggio nell'Etiopia del nord, continua verso Axum, ma di questo vi parlerò nei prossimi giorni, mentre se volete leggere dall'inizio questa mia avventura, vi suggerisco di leggere l'articolo: Viaggio nell'Etiopia del nord.
L'inguaribile viaggiatrice Barbara Mattiuzzo
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