La mattina, con dispiacere lascio la bella casa tradizionale che mi ha ospitato e nell'antica città di Yazd da cui porto via tanti ricordi. Mi aspettano circa 300 chilometri attraverso una zona desertica per raggiungere Esfahan.
La strada corre sulle antiche vie carovaniere fiancheggiate dai resti dei caravanserragli. Nel punto in cui il deserto del Dasht-e Kavir e il Dasht-e Lut si incontrano è sorta Meybod.
Ne ammiro il panorama dall’alto della Fortezza di Narin: la Esfahan moderna ha ormai inglobato le parti più antiche ma si distinguono le torri del vento, il grande caravanserraglio, la casa dell’acqua e la ghiacciaia con il suo tetto a forma di cono.
Il Castello, in posizione sopraelevata, sembra un luogo incantato. Imponenti mura e un fossato lo circondano, grandi scalinate permettono di salire i tre livelli sui quali si dispongono le sale e le terrazze da cui i suoi abitanti potevano lasciar andare lo sguardo verso l’orizzonte e avvistare l’arrivo di un nemico con buon anticipo.
Esfahan ci accoglie nel sole del tardo pomeriggio. I suoi ampi viali alberati e le strade a 3 corsie, sono fiancheggiati da grandi palazzi molto curati, l’atmosfera è tranquilla nonostante il traffico.
Esfahan (Isfahan) fu capitale, alla fine del ‘500, per voler dello scià Abbas I il Grande, che la rese monumentale con edifici religiosi, palazzi e giardini maestosi. Alla fine della dinastia dei Safavidi la capitale fu spostata a Shiraz e poi a Tehran. Il cuore di quella che fu descritta come “l’altra metà del mondo” è la piazza Naqsh-e Jahan, la seconda al mondo per grandezza, la più bella dell’Iran per molti.
E’ un immenso giardino, ben curato e rigoglioso, circondato da una struttura a navate che cela tanti negozi di artigianato e souvenir.
Al centro una scenografica fontana fa da specchio alle moschee, al palazzo dello scià e l’ingresso al bazar che si riflettono nel suo azzurro. Indimenticabile all’ora del tramonto quando i raggi dorati del sole la riscaldano e la gente invade i prati con coperte e ceste da pic nic una delle tradizioni più amate dagli iraniani.
L’edificio più imponente di Naqsh-e Jahan è la Moschea dello scià sublime esempio di arte persiana. Entrare nel suo cortile è una vera immersione nel blu, dove le piastrelle creano un gioco di sfumature, decorazioni e mosaici che raggiungono il massimo nell’enorme cupola alta 52 metri.
Sotto di essa un ragazzo sta cantando un inno sacro e si può ben percepire la perfetta acustica del luogo, l’eco di questa sala, infatti, riproduce ben più delle 12 tonalità che può sentire l’orecchio umano diffondendo un suono limpido e cristallino.
Il grande cortile, con i quattro iwan e altrettanti minareti, è affiancato da un giardino e da una scuola coranica, dove dei giovani imam sono a disposizione di chi abbia domande e curiosità sull’Islam.
La seconda moschea della piazza di Esfahan, quella dello sceicco Lotfollah, pur essendo molto più piccola perché riservata solo alla famiglia reale e senza cortile interno, è ugualmente splendida. Qui il colore predominante è il giallo che si fonde con i blu, gli azzurri e i verdi che avvolgono il visitatore nei corridoi, fino alla sala principale, dalla volta altissima e dove la luce del sole filtra attraverso le finestre reticolate.
Usciti da questo luogo incantato, basta attraversare la piazza per entrare in un’altra meraviglia il Palazzo Ali Qapu, la cui costruzione si protrasse per 70 anni.
Alto circa 40 metri, disposto su 5 piani, ha una grande terrazza, sorretta da 18 colonne lignee, da cui si gode di una vista panoramica che abbraccia tutta la piazza dove un tempo si svolgevano le feste per il Nouruz e le partite di polo.
All’interno le prime sale sono decorate con delicati affreschi in cui si riconoscono uomini vestiti all'europea, dame con corsetti, danzatrici dagli occhi allungati, il mondo riveduto e corretto dalla corte di Esfhan , mentre il salone del terzo piano è interamente rivestito di specchi. Ma la stanza più incredibile la trovate in cima alla stretta scala a chiocciola: la sala della musica.
Lo stucco del soffitto e delle pareti è stato intagliato creando un “pizzo” in cui si riconoscono coppe, vasi, caraffe. Lo scopo di queste forme scavate era di assorbire l’eco delle melodie in modo che note e voci si diffondessero in completa armonia.
Se lo shopping vi tenta niente di meglio di un giro nel bazar di Esfahan (Isfahan), uno dei più antichi del paese costruito nell’11 secolo. Affollato a tutte le ore del giorno, è una vera distesa di tappeti, spezie, tessuti, oggetti di artigianato, ma anche ristoranti e piccoli cafè.
Come l’insolito Azadegan Cafè a prima vista un negozio di rigattiere in realtà un locale per cenare molto frequentato dai locali. Se avete voglia di percorre il bazar per circa un chilometro e mezzo arriverete alla moschea di Hakim, presso il bazar delle stoffe, la più antica di Esfahan.
Poco lontano dalla piazza lo scia Abbas II fece erigere il Chehel Sotoon, conosciuto come Palazzo delle 40 colonne che in realtà sono solo 20 ma si moltiplicano riflettendosi nell’acqua della grande vasca che sta di fronte all’edificio. Chehel Sotoon era il luogo delle feste e del divertimento e in cui il sovrano riceveva dignitari e ambasciatori.
Il palazzo abbaglia con la prima grande sala abbellita con centinaia di specchi e poi stupisce con la magnifica sala del trono. Questo grande salone è decorato con dipinti che ricoprono ogni centimetro quadrato delle pareti e narrano le giornate a corte e le grandi battaglie dell’epoca Sasanide, ma anche le gioie della vita e dell’amore.
Si rimane a bocca aperta davanti ai colori vivaci e sgargianti, alla delicatezza dei volti e alla minuziosa ricostruzione dei costumi e degli abiti, mentre un trionfo di intrecci in oro risplende sui soffitti. Attorno al palazzo un grande parco regala relax grazie ad un’armonia di verdi e giochi d’acqua.
L’acqua è un elemento importante per Esfahan (Isfahan) che si è sviluppata sul fiume Zaiandè. Lo si può ammirare dall’alto di uno dei tanti ponti che lo attraversano.
Le sere con il gioco delle luci del sole che tramonta e della luna che sorge, insieme all’acqua che scorre maestosa, i ponti diventano particolarmente suggestivi e sono il romantico ritrovo della popolazione iraniana che si dimostra come sempre accogliente, gioviale e affettuosa in grande armonia sia con i loro familiari e amici che con i turisti a dispetto di tanti pregiudizi e luoghi comuni.
Il sole è già alto quando lasciamo Esfahan alla volta di Tehran, ultima tappa di questo viaggio.
Con una breve deviazione si arriva a Kashan, 1600 metri sul mare in pieno deserto, la città delle dimore storiche e dell’antico giardino di Fin. Dal finestrino il paesaggio è scenografico: vallate desertiche, montagne colorate, bizzarre formazioni rocciose e resti di caravanserragli eredità delle antiche vie del commercio che attraversavano la Persia.
Adagiata a un passo dalle dune del Dasht-e Kavir Kashan, famosa per le sue ceramiche e i tappeti, divenne la città dei ricchi mercanti che fecero a gara per costruire la casa più bella dando agli architetti la possibilità di esprimere la loro creatività con costruzioni eleganti ma anche estrose. Molte di questi edifici sono andati perduti ma quelli restaurati come la Tabatabai House, la Borujerdi House, la Abbasi, sono aperte al pubblico.
Da quando sono in Iran ho sempre dormito in queste case restaurate e riportate in vita come boutique hotel, ma la visita a Kashan mi permette di osservare con attenzione la loro struttura e l’organizzazione dello spazio.
Gli esterni sono grezzi e semplici, per non dare nell’occhio, senza finestre verso l’esterno e con le porte con doppio batacchio uno per le donne e uno per gli uomini perché il padrone di casa possa individuare il visitatore prima di aprire.
Hanno sempre forma rettangolare con uno o più cortili attorno ai quali si sviluppano le stanze su più livelli, con una parte dedicata agli ospiti e al lavoro, il Biruni e una parte per la famiglia l’Anduri, dove le donne potevano muoversi lontano da occhi indiscreti.
I cortili sono chiaramente una riproduzione del Paradiso con vasche d’acqua e fontane zampillanti, alberi, una profusione di fiori e il cielo come cupola di questo Eden.
Stucchi, maioliche, affreschi e specchi sono gli ornamenti che abbelliscono la struttura, mentre le finestre a graticcio con i vetri colorati creano nelle sale, un caleidoscopio multicolore che rasserenava gli ospiti e teneva lontano gli insetti.
Per rendere accettabile vivere nelle stagioni più roventi tutte le case sono dotate di torri del vento e fresche stanze sotterranee dove rilassarsi.
Accanto alla Borujerdi house è stato costruito, più di 500 anni fa, l’Hammam del sultano Amir, splendido esempio di centro termale.
Gli interni si dividono in sale ricoperte da mosaici e stucchi, dove le vasche d’acqua si alternano a luoghi per il relax. Prima di uscire non perdetevi un giro sul tetto disseminato di cupole decorate con vetri blu, creazione di un stravagante architetto e da cui potrete ammirare il bellissimo panorama della città e tra le case color argilla noterete la cupola di Aqa Bozorg, la moschea storica della città.
Si tratta di un luogo tranquillo che custodisce anche una scuola coranica le cui stanze si affacciano sul giardino che i visitatori possono ammirare dall’alto. Ciò che mi colpisce di questa massiccia costruzione è la perfetta simmetria delle arcate, delle torri del vento, dei minareti, fino alla disposizione di alberi e piante nel cortile con la fontana al centro. Il tutto impreziosito da piastrelle colorate e iscrizioni dal Corano.
Quello che mi era stato descritto come un vivace e splendido bazar, purtroppo è chiuso, lascio quindi il centro della città per dirigermi al Giardino di Fin.
Voluto da Abbas I e considerato uno dei più belli del paese, era un luogo dedicato al relax e al piacere, diviso in quattro parte dai canali di irrigazione con l’acqua che arriva direttamente dalla sorgente.
Qui il sovrano con la sua corte e le donne dell’harem passeggiava all’ombra di file di cipressi. Lo completa un edificio in due piani decorato da mosaici che riproducono, fiori, piante e uccelli.
Il racconto del mio viaggio in Iran continua nell'articolo: Alla scoperta di Tehran, mentre se volete leggere dall'inizio il racconto della mia esperienza iraniana, vi rimando all'articolo: Viaggio in Iran
L'inguaribile viaggiatrice Barbara Mattiuzzo
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it
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Ho messo insieme piccolo elenco di cose che vi consiglio di non dimenticare di mettere in valigia, quando farete questo viaggio: