Cosa vedere in Vietnam, è questo quello che cerca di spiegarci una nostra lettrice, che è appena tornata da questa bellissima nazione, che purtroppo molti conoscono solo per l'assurda guerra che c'è stata tra il 1955 ed il 1975 che è stata immortalata nel film di Francis Ford Coppola "Apocalypse Now".
Il Vietnam di oggi, invece, è molto accogliente ed ha molto da offrire alle persone che amano la natura, la storia, che è rinomata per le sue spiagge e le pagode buddiste
Salve inguaribile viaggiatori
non piove a Ho Chi Min, l’antica Saigon come ancora in tanti la chiamano.
Il temuto tifone che ha devastato le Filippine non si è abbattuto sul Vietnam. Un tifone in questo periodo invernale è una rarità, anche se sul paese ne passano 15 / 16 all'anno.
Già nelle prime ore del mattino il caldo si fa sentire, senza però quell'umidità tipica del sudest asiatico, ma soprattutto l’aria è impregnata dallo smog del traffico che intasa strade e vicoli.
Sovrani assoluti e status symbol, i motorini che passano ovunque senza regole e con ogni precedenza. Per i pedoni non solo attraversare, ma anche camminare per la città è un’impresa difficilissima. Per il turista poi è davvero arduo, ma i vietnamiti lo sanno e con la loro innata gentilezza ti prendono per mano e a gesti ti danno le istruzioni per passare da un lato al’altro della strada senza essere travolti da auto, motorini, camion che non si fermano davanti a niente e nessuno.
E’ questo il primo impatto con il Vietnam, un paese dal passato imperiale glorioso, da anni di colonialismo predatore e da una guerra dura e insensata. Un paese in cui leggende di draghi si intrecciano a storie di principesse, un delirio di sapori, di decadenza, di rumori e di colori, di storie e dolori in cui fai fatica a muoverti.
Torna suInizia da Saigon il mio viaggio, una città dove i tetti delle pagode sfidano i grattacieli come in tutte le metropoli asiatiche. I vecchi ed eleganti palazzi del periodo francese stanno lasciando il posto a colossi di vetro e acciaio che di notte si trasformano in sculture di luci e giochi di riflessi.
L’eredità del passato, quando Saigon era la capitale del Tonchino del sud, la troviamo nella cattedrale di Notre Dame, nel Municipio e alle Poste centrali, in ognuna di loro c’è un frammento della lontana cultura transalpina. La cattedrale spicca in mezzo ad una piazza assediata dal traffico. La sua facciata in mattoni rossi, che furono mandati direttamente da Parigi, è delimitata da alte guglie che si tendono verso il cielo e decorata con un rosone centrale.
Alla sua destra a chiudere un lato della piazza, la sede delle Poste, un palazzo lungo e basso, di colore giallo chiaro decorato con stucchi bianchi. Davvero sorprendente è l’interno: il pavimento è un bellissimo mosaico in cui le mattonelle rosa e azzurre formano dei fiori; sui lati vecchie cabine telefoniche con le porte in legno rosso sapientemente intagliate.
La volta del soffitto è sostenuta da una serie di archi in acciaio dipinti di verde che arrivarono dalle officine di Gustave Eiffel.
Sulla parete di fronte all'ingresso è appesa una gigantografia di Ho Chi Min, il leader della riunificazione, lo “zio” a cui la città fu dedicata. Una figura controversa e non più così amata come negli anni passati.
E’ sera quando passo davanti al Municipio. Copia esatta di quello di Parigi, si affaccia su una piccola zona pedonale con un giardino e una grande statua di Ho Chi Min.
Torna suDopo il traffico di Saigon, una giornata tranquilla sul delta del Mekong è un toccasana per tutti.
La barca, uno xe lòi, scivola sull'acqua che il limo rende torbida, ma fertile. I bracci del delta sono lambiti da palme di cocco. Non incontriamo grandi villaggi o mercati: lungo il canale di Cai Coi le abitazioni si mimetizzano nella giungla rigogliosa. E’ una zona molto bella ed è davvero piacevole attraversare la campagna in bicicletta tra campi coltivati e piante di pompelmo, fermarsi per un pranzo all'aperto e fare visita a una delle tante botteghe che lavorano la palma da cocco di cui si utilizza tutto dalla polpa dei frutti alle fibre dei tronchi.
Se la zona del delta rimanda a un Vietnam bucolico e rilassante, a una trentina di chilometri le sensazioni sono estremamente diverse: è il distretto di Cu Chi, famoso in tutto il mondo per la rete di tunnel scavata dai Viet Cong.
Lo scavo iniziò negli anni 40 durante la guerra contro i francesi e fu ampliato durante la guerra contro gli americani che a Cu Chi avevano tre basi. I tunnel divennero una rete di 250 km a tre livelli di profondità; da 3 a 10 metri circa e comprendeva dormitori, cucine, ospedali e tutto attorno una serie di trappole rudimentali ma efficaci. Infilarsi in uno di questi tunnel è un’esperienza al limite della claustrofobia.
I cunicoli sono larghi circa mezzo metro e altri un metro e si percorrono a carponi. Il senso di soffocamento e disagio è quasi palpabile, nonostante siano state create delle prese d’aria e il militare che accompagna ogni tanto alzi il fascio di luce della sua pila. Tornando a Saigon i pensieri vanno a chi ha vissuto per anni in queste gallerie, strette e buie, mentre il paese subiva devastanti bombardamenti e avvelenamenti, al punto che ancora oggi l’acqua nel sottosuolo è intossicata e inutilizzabile.
Pensieri che tornano ogni volta che incontro un anziano o qualcuno che in quegli anni era poco più che un adolescente. Incrocio il loro sguardo e mi chiedo che cosa hanno visto quegli occhi scuri che mi scrutano, che sofferenze e traumi hanno patito, mentre attorno a loro si scatenava un inferno.
Torna suArrivare da Saigon a Huè è come fare un salto nel passato: dalla città proiettata verso il futuro al passato imperiale con chiare influenze cinesi.
Le mura della cittadella racchiudono una piccola città proibita, dove ogni spazio era destinato ad un uso specifico e ogni ambiente era costruito in armonia con gli altri.
Attraversando queste enormi sale ricoperte di boiserie rossa e sostenute da alte colonne di palissandro, non si può restare indifferenti alla grandezza e alla ricchezza dell’impero degli Nguyen.
I miei pensieri vanno alla vita sontuosa che si conduceva, alle concubine e agli eunuchi, ai soldati e ai mandarini che animavano queste stanze e questi giardini. Sembra di sentire la musica che accompagnava le cerimonie, il fruscio degli abiti di seta, gli zoccoli dei cavalli dell’esercito che doveva entrare dalle porte laterali perché l’ingresso principale rivolto verso sud, era ad uso esclusivo dell’imperatore. Purtroppo i bombardamenti della guerra hanno gravemente danneggiato, a volte in modo irreparabile, buona parte della Cittadella.
Il governo ha iniziato un’opera di ricostruzione ma i lavori richiederanno decine di anni.
Seguendo il corso del Fiume dei Profumi si arriva alla Pagoda della signora Celeste.
Questa torre che risale all'inizio del 1600, deve la sua costruzione a una presagio che prevedeva una lunga dinastia a chi avesse eseguito l’opera.
E’ pomeriggio quando arriviamo al mausoleo dell’imperatore Minh Mang. Costruito a metà dell’800, è un complesso di palazzi, templi e padiglioni, circondato da un alto muro e ingentilito da un lago coperto da ninfee.
Nel patio delle cerimonie le statue di elefanti, cavalli e mandarini danno il benvenuto al visitatore, mentre le balaustre delle scalinate hanno la forma di draghi sinuosi. Il drago è una figura importante nella cultura vietnamita.
La leggenda delle origini del popolo vietnamita racconta che il Signore Drago sposò la divinità della montagna e dalla loro unione nacquero cento figli. Uno di loro è il capostipite dei primi re Viet. Altri draghi incontrerò lungo il mio cammino.
Oltre il lago si arriva all'ultima porta che se fosse aperta permetterebbe di salire la collina dove si dice sia sepolto l’imperatore con il suo tesoro. In realtà nessuno sa dove sia la tomba e nessuno, per rispetto l’ha mai cercata.
Torna suE’ l’ultimo giorno dell’anno quando arriviamo nella città più romantica del Vietnam: Hoi An, la città delle lanterne.
Forse troppo turistica per alcuni e anche troppo affollata, è un piccolo gioiello con un centro storico che ruota attorno al Ponte giapponese.
Costruito alla fine del 500 collegava il quartiere cinese con quello giapponese. Una statua di cane e una di scimmia accolgono agli ingressi per ricordare che la costruzione iniziò nell'anno della scimmia e terminò nell'anno del cane. Tutto intorno una rete di vicoli sempre animati che di sera sono illuminati da centinaia e centinaia di lanterne. Ne vedete ovunque: appese agli alberi, alle case, sulle terrazze. E se volete in segno di buon auspicio, potete comprare una piccola lanterna di carta e lasciarla andare nella corrente del fiume e non dimenticate di esprimere un desiderio.
Per cena, dimenticate i tanti ristoranti e sedetevi a uno dei banchetti di street food allestiti lungo il fiume. Qualche spiedino, una ciotola di riso, una birra locale e godetevi lo spettacolo delle piccole barche che solcano il fiume.
Torna suLa mattina dopo di buon’ora per evitare la ressa dei turisti, andiamo a una quarantina di chilometri da Hoi An a visitare il sito archeologico, patrimonio dell’Unesco, di My Son, un luogo misterioso e pieno di fascino.
Sono i resti del grande centro spirituale ’ del regno dei Cham, la più antica tra le etnie vietnamite. Immerso nella giungla e attraversato da un piccolo fiume, era costituito da oltre 70 tra templi, tombe e torri di cui purtroppo, alla guerra, ne sono sopravvissuti solo 25, alcuni molto danneggiati e separati fra loro da grandi crateri lasciati dalle bombe. La suggestione però è tanta, sarà la leggera foschia che sale dal verde della foresta, il rosso dei mattoni che fa risaltare le statue delle divinità indù e i fregi ricoperti dal muschio, ma mi ritrovo a pensare a quale sorpresa deve essere stata il loro ritrovamento agli inizi del ‘900 da parte di alcuni archeologi francesi.
Torna suLa foschia e il cielo grigio ci accolgono ad Hanoi.
La pioggia breve ma intensa ci accompagnerà alla visita, solo esterna, al Mausoleo di Ho Chi Min e alla Pagoda su un solo pilastro.
Girando per la città noto come ancora il suo passato coloniale nelle tante bellissime case del periodo francese, che hanno quel fascino particolare che solo il tempo regala.
La muffa ha intaccato i colori delle facciate, il muschio ha rivestito le colonne dei portici. Spesso le persiane in legno sono traballanti e scrostate. I giardini sono un groviglio di piante rigogliose tipico dei paesi caldi e umidi.
Vasi di orchidee sono appesi ovunque lasciando le piante fluttuare nell'aria calda. Molte di queste ville sono diventate ristoranti o boutique hotel. I restauri hanno permesso di recuperare pavimenti, decorazioni e qualche volta anche i mobili degli anni 20 / 30. Il quartiere più frequentato è quello delle 36 strade.
In passato ogni strada era dedicata alla vendita di un prodotto, adesso la situazione è più caotica ma sempre divertente.
Mentre girate in questo dedalo di strade non dimenticate di cercare la via in cui il binario della ferrovia passa tra le case del quartiere di poveri immigrati. Poco prima che arrivi il treno, due volte al giorno, tutti si tolgono dai binari, lasciano passare il lungo convoglio . E mentre adulti e bambini tornano tranquillamente a alle loro attività noi ci infiliamo in un locale a gustare il tradizionale caffè vietnamita.
Torna suPochi lo sanno ma il Vietnam è uno dei maggiori produttori di caffè che qui viene preparato con una particolare doppia tazzina in metallo: sulla prima, appoggiata alla seconda e con il fondo bucherellato, viene messa la miscela e l’acqua calda chiuse poi con un disco di metallo che lentamente spinge il caffè nella tazzina sottostante. Un’operazione che richiede almeno 10 minuti.
Se cercate un cappuccio, ricordate che in Vietnam, dove il latte è tutto d’importazione, è tradizione preparare un finto cappuccio in cui la schiuma è fatta con una crema di uovo montata a freddo, molto simile nella consistenza e nel gusto al nostro zabaione.
Anche in Vietnam si può trovare la varietà di caffè più ricercata e costosa al mondo il Kopi Luwak, una miscela ricavata da chicchi ingeriti e digeriti dalle donnole.
Nel processo di digestione gli enzimi intestinali dell’animale eliminano il gusto amaro del caffè e lasciano la parte dolce.
La sera invece fate una passeggiata nel mercato e nella zona pedonale attorno al Lago della Spada restituita, un nome curioso legato ad una leggendaria spada magic che il Dio tartaruga donò al re per cacciare gli invasori cinesi.
Dopo la vittoria il re si recò al lago e restituì la spada alla tartaruga che è tornata a vivere nel fondo delle acque.
Torna suMa non lontano da Hanoi ci sono altri luoghi che raccontano di fate e animali magici. Una è la spettacolare provincia di Nimh Bihn.
E’ un susseguirsi di incredibili formazioni calcaree, risaie e canali in cui navigare su piccole imbarcazioni. Si passano gole e caverne in quello che i locali chiamano il mare verde. Si incontrano bufali, scimmiette e martin pescatori.
Nelle grotte, tra gigantesche stalattiti, vivono famiglie di pipistrelli e nella montagna di Tam Coc, dietro la Bich Dong Pagoda, la perla verde, si nascondono tre templi scavati nella roccia mentre a qualche chilometro scorre il ruscello delle fate così chiamato perche la leggenda racconta che fosse il luogo di ritrovo di un gruppo di creature magiche.
Torna suL’altro luogo dove perdersi in un incantesimo è la Baia di HaLong, uno dei siti più famosi, descritti e fotografati dell’intero Sudest asiatico. Eppure nulla prepara alla sua magia.
Non sai da che parte guardare mentre la giunca si inoltra nell'incredibile panorama di picchi calcarei che si alzano dal mare avvolti in una leggera foschia.
Ricoperti di una folta vegetazione, sono il regno di aquile e uccelli acquatici e custodiscono piccole spiagge, grotte e caverne.
Ora gli oltre 1600 isolotti si nascondono mercati allestiti su barche, allevamenti di ostriche e villaggi galleggianti sostenuti da tralicci e bidoni, allestiti qui al riparo dei monsoni e dei tifoni.
Il nome HaLong vuol dire drago che si inabissa e una leggenda racconta che questo luogo fu creato da un mostro che inabissandosi nelle acque, avrebbe fatto emergere le isole a colpi di coda. I faraglioni dai nomi fantasiosi, il cane, il gatto ma anche la gallina, sono ovunque. Dietro la prima fila se ne vede un’altra e poi un’altra ancora, un ripetersi senza fine che cambia colore mentre scende la sera.
Tra poco sarà buio e le uniche luci che avremo attorno sono quelle delle altre barche e come solo rumore il vento. Una notte in un angolo di paradiso.
E’ ormai tempo di ripartire. Di impacchettare i ricordi nei bagagli insieme ai souvenirs.
Poi basterà chiudere gli occhi e nella quotidianità rivedere i mille paesaggi, rivivere le emozioni di un intreccio disordinato e incantevole chiamato Vietnam
Alla prossima meta!
L'inguaribile viaggiatrice Barbara Mattiuzzo
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it
Se anche te vuoi condividere la tua esperienza di viaggio in qualche parte d'Italia o del mondo, non ti resta che contattarci!!!
Torna suPer ulteriori informazioni:
Ambasciata della repubblica socialista del Vietnam in Italia
Via di Bravetta 156
00164 Roma
Telefono 06-6160726 / 66162504
Fax: +39-06-66157520
Email = [email protected]
Vietnam National Administration of Tourism
Address: 80 Quan Su, Hoan Kiem Dist., Ha Noi, Vietnam
Telefono: (84-24) 3 942 3760
Fax: (84-24) 3 942 4115
Siti Web:
Sito del Vietnam National Administration of Tourism = www.vietnam.travel (in lingua inglese e francese)
Sito dell’Ambasciata del Vietnam in Italia vnembassy-roma.mofa.gov.vn
Come si raggiunge:Ambasciata:
Ambasciata d’Italia in Vietnam
9, Le Phung Hieu Street– Hanoi
Telefono (+84-24) 38256256 – 38256246
Fax (+84-24) 3 8267602
Email: [email protected]
Web: www.ambhanoi.esteri.it
Documenti: Per i cittadini italiani serve il passaporto con validità residua di almeno 6 mesi ed il visto d'ingresso che deve essere richiesto all'Ambasciata della Repubblica socialista del Vietnam a Roma o presso il Consolato della Repubblica socialista del Vietnam di Torino.
Fuso orario: GMT+7: +6h (rispetto all'ora solare italiana); +5h (rispetto all'ora legale italiana)
Voltaggio energia elettrica: 127/220V 50Hz. Spine di tipo A (USA a 2 contatti) e C (europea a 2 poli). La tensione è in corso di conversione a 220V.
Valuta: L’unità monetaria è il Dong (VND) – 1 Euro = 28.291,98 VND
Vaccinazioni obbligatorie: Febbre gialla per i viaggiatori di eta’ superiore a un anno, se si proviene da un Paese dove la febbre gialla è a rischio trasmissione.
Periodo consigliato: Tutto l’anno.
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
![]() | ![]() |
Questo articolo contiene link di affiliazione. Tutto ciò non comporta alcun costo aggiuntivo per te, mentre per noi significa ricevere una piccola commissione su qualsiasi tuo acquisto fatto attraverso i nostri link. È un modo per supportare le nostre attività.
Grazie per sostenerci.
Ho messo insieme piccolo elenco di cose che vi consiglio di non dimenticare di mettere in valigia, quando farete questo viaggio: