Monti Simiens - Axum
Monti Simiens e Axum

La sveglia suona presto stamattina perché ci aspetta il trasferimento per raggiungere uno dei luoghi più famosi dell’Etiopia, i Monti Simiens. Colazione, carico dei bagagli e si parte.

Lungo la strada ci fermiamo in un mercato affollato da negozianti e clienti, impegnati a vendere e comprare ogni genere di mercanzia. Si trova una varietà infinita di prodotti: frutta, verdura, cereali, spezie, ceste di vimini, pentole, utensili, materassi dai colori improbabili e poi galline, pecore e capre, abiti di seconda e terza mano, montagne di scarpe soprattutto quelle che da noi usiamo per camminare sugli scogli e qui vengono indossate dalla maggior parte della gente.

Ci sono anche piccoli luoghi di ristoro con le cuoche sedute all’esterno intente a preparare dei sughi dall’aspetto piccantissimo che poi sarà versato sull’injera, assieme a verdure e scirò la gustosa crema di ceci.

Monti Simiens

Raggiungiamo la cittadina di Debark, dove ci fermiamo per ritirare i permessi di ingresso al parco, conoscere il ranger che ci accompagnerà in questi giorni e finalmente la catena dei Simiens si apre davanti a noi.

Patrimonio Unesco e famosi per i percorsi di trekking queste montagne ospitano i walis gli stambecchi endemici e poi antilopi, piccoli roditori e tantissime scimmie gelata anche loro specifiche di questa zona d’Africa.

Il grande problema di questo parco e per cui l’Unesco chiede una soluzione, è la massiccia e invasiva presenza umana: villaggi con scuole e chiese sono sparsi su buona parte del parco e ovunque si vede gente al lavoro nei campi dove pascolano mucche, capre e pecore.

Il governo sta incoraggiando lo spostamento della popolazione fuori dal parco con offerte di nuove abitazioni, piccoli appezzamenti di terra e denaro. Ma è assai difficile convincere chi vive da generazioni in un territorio così esteso, a trasferirsi in questi nuovi villaggi dove le famiglie non hanno la stessa quantità di terreno per coltivazioni e allevamento.

Così la presenza umana rimane costante e il problema della convivenza con gli animali selvatici risulta insolvibile.

Leopardi e iene si sono rifugiati nelle aree più remote e inaccessibili mentre chi sembra tollerare la presenza umana sono i babbuini gelata. Sono chiamati anche “scimmie leoni” per la loro chioma che ricorda la criniera dei felini mentre sul petto spicca una zona senza peli e di colore rosso che sembra un cuore. Se ne incontrano a centinaia.

Vivono in branchi numerosi sui pendii delle montagne. Gli adulti agili e veloci sono impegnati alla ricerca di erbe e radici, altri si spulciano, le femmine si portano i piccoli sulla schiena o si fermano ad allattarli. I maschi qualche volta litigano furiosamente mentre i piccoli, giocano e si rincorrono, spesso ruzzolando in mezzo alla strada. Nulla li spaventa, né le auto, né i turisti armati di macchine fotografiche.

Il giorno dopo partiamo alla scoperta del parco. La strada tortuosa risale montagne ricoperte da foreste, boschi, campi coltivati e migliaia di lobelie giganti. Pranziamo su una terrazza naturale ammirando l’altopiano sottostante, dove la verticalità delle gole e il verde intenso della vegetazione lascia senza parole.

Attorno a noi vette ancora più alte mentre le nuvole corrono in un cielo azzurrissimo. Rientrando passiamo davanti alla cascata di Jimbar, un salto di 500 m. in una fenditura stretta dalle rocce. Il sole scende e la temperatura si fa più rigida rendendo piacevole la serata attorno al grande camino del nostro lodge.

Axum

Levataccia stamattina per lasciare i Monti Simiens e raggiungere un’altra tappa del nostro viaggio: Axum. Il percorso che seguiamo è a dir poco spettacolare. Stiamo attraversando quell’infinita serie di canyon che ieri ammiravo dall’alto delle montagne.

La strada, costruita dagli italiani nel periodo dell’occupazione, scende a zig zag in una vegetazione fitta, intricata, dalle mille tonalità di verde. Rigoli d’acqua cadono dai pendii e nutrono alberi, piante e fiori.

Arriviamo ad Axum nel pomeriggio, il tempo di lasciare i bagagli in hotel e partiamo alla scoperta della città, iniziando dal Parco delle steli. Patrimonio dell’Unesco questo sito archeologico ospita tombe, obelischi e oltre 100 steli alcune ricche di decorazioni altre lasciate grezze. La più elevata arriva a 23 metri mentre sul terreno giace rotta in alcuni pezzi una stele di 33 metri.

La sua notevole altezza è tra le cause della caduta che però può essere imputata anche alle fondamenta poco profonde che non la sostennero nel momento in cui la stavano posizionando. Il pezzo più famoso è sicuramente l’obelisco che per volere di Mussolini fu portato a Roma durante gli anni dell’occupazione italiana.

Rimasto nella nostra capitale per decenni, venne restituito all’Etiopia nel 2005. Axum è stata una delle città più importanti dell’antichità. Fondata nel II sec. a.C. , capitale dell’omonimo regno, visse di ricchezze e splendori fino al lento declino iniziato nel VII sec. a.C. o fino, secondo la leggenda, alla sua distruzione per volere della regina Gudit, giunta in Etiopia alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza.

All’Arca è legata la storia del re Salomone e della regina di Saba del cui palazzo sono stati scoperti i resti da alcuni archeologi tedeschi proprio alla periferia di Axum mentre l’Arca, con le Tavole dei Dieci Comandamenti, sarebbe custodita nella cattedrale di Nostra Signora Maria di Sion, la chiesa costruita nel 1650 dal re Fasilidas.

Salomone, Saba, figure leggendarie o sovrani realmente esistiti? E l’Arca, che nessuno ha mai visto, se esiste, in quale delle centinaia di chiese sparse per l’Etiopia, è custodita?

Miti e misteri che ritroverò in questo viaggio, in altre città, in altri luoghi.

Il viaggio nell'Etiopia del nord, continua verso Gheralta, mentre se volete leggere dall'inizio questa mia avventura, vi suggerisco di leggere l'articolo: Viaggio nell'Etiopia del nord.

L'inguaribile viaggiatrice Barbara Mattiuzzo
inguaribile.viaggiatore(at)yahoo.it